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numero 49 - luglio 2017

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L'intervista

Intervista a Ian Florance

Intervista a Ian Florance

Lo European Test Publisher Group (ETPG) è la più antica associazione di editori di test in Europa. Nacque un po’ caso nel 1991, su iniziativa di quello che era allora il più importante editore di test del Regno Unito. I principali editori dei singoli paesi (“uno per lingua” era allora il criterio di aggregazione) presero a riunirsi una volta l’anno per condividere le proprie esperienze, fare progetti assieme, imparare gli uni dagli altri, e non ultimo mostrare ai grandi editori americani che da questa parte dell’Atlantico esistevano strategie e visioni comuni. Ian Florance fu fra i promotori di quel primo meeting a Windsor e da allora è l’anima del Gruppo. Parlare con lui è come affacciarsi a una finestra e vedere svolgersi la storia passata dell’editoria del testing e avere qualche anticipazione di quella futura.

 

D. Lei è Executive Director di ETPG (European Test Publisher Group). Ci può spiegare le finalità di questa associazione?

R. Detto molto semplicemente, il nostro obiettivo è favorire la crescita del testing europeo. Lo facciamo sostenendo le attività non economiche dei nostri soci, finalizzate alla crescita di un mercato più etico e professionale. Ci stanno a cuore tanto la qualità dei test che vengono pubblicati, che la formazione di chi li utilizza; per questo abbiamo stabilito in Europa relazioni con organizzazioni scientifiche come l’EFPA e l’ITC, ma creiamo anche dossier, contenuti multimediali e articoli che promuovano il buon testing, nell’interesse di tutti gli attori.

D. Sappiamo che l’ETPG è nato in occasione di un incontro informale fra editori, tenutosi a Windsor nel 1991. Lei fu, assieme a Mick Jackson, allora general manager di NFER-Nelson (un editore di test britannico che si è “evoluto” in quello che adesso è Granada Learning), uno dei promotori di quell’iniziativa: qual era l’idea?

R. A quell’epoca, c’era una rete di editori nei vari paesi europei che avevano rapporti gli uni con gli altri ma che, stranamente, si incontravano raramente. Molti fattori hanno influenzato quell’iniziativa. Innanzitutto, sentivamo che autori, ricercatori ed editori europei stavano creando test e assessment innovativi, e questi meritavano una visibilità maggiormente concertata. Poi, percepivamo che il testing stesse cambiando e avevamo bisogno di capire tali cambiamenti. Terzo, volevamo dare al testing europeo un profilo più alto negli Stati Uniti, e sentivamo anche che lo sviluppo dell’integrazione europea avrebbe presentato nuove sfide.

D. Come sono cambiati il Gruppo e l’industria europea dei test, da allora?

R. Enormemente. Oggi in Europa ci sono molti, molti più editori di test. Una parte maggiore che in passato si occupa di valutazione in contesti HR. Quasi tutti distribuiscono la maggior parte dei propri prodotti e servizi in formato digitale e molti utilizzano metodologie automatiche di generazione degli item e banche item. L’editoria generica è stata trasformata dai cambiamenti nelle tecnologie e nel copyright: l’editoria del testing non è diversa.

Il Gruppo è poi cambiato in molti modi. In particolare, ci sono più membri. Vi sono più gruppi internazionali che singole aziende nazionali. Molti soci hanno cambiato di proprietà, così ci conosciamo tutti molto meglio! All’inizio spendevamo molte delle nostre risorse esponendo al congresso annuale dell’American Psychological Association; adesso ci concentriamo sulle conferenze europee e stiamo dietro ai cambiamenti che, nel nostro settore, sono così rapidi.

D. Quanti soci conta oggi l’ETPG e quali sono i meccanismi formali e informali che governano il Gruppo?

R. 27 soci. Ai nuovi candidati chiediamo che soddisfino determinati criteri. Senza scendere troppo nel dettaglio, vogliamo membri che prendano sul serio la scienza del testing e condividano il nostro generale obiettivo di far crescere il testing europeo. L’ETPG è un’associazione formale e possiede delle norme sufficientemente dettagliate che riguardano le modalità di voto, il processo decisionale e la procedura per ammettere nuovi membri.

 D. Qual è il suo ruolo nell’ETPG?

 R. Il mio lavoro è mettere in atto tutte le decisioni prese dai membri, che si tratti di partecipare a un congresso o realizzare dei video su vari temi relativi al testing, cosa che abbiamo appena fatto. Ma il mio principale compito è organizzare il nostro meeting annuale, che si tiene ogni anno in una diversa città europea, assieme al membro ospitante. Invitiamo degli esperti che ci aggiornano sui vari sviluppi (quest’anno, a Vienna, abbiamo avuto un’interessante presentazione sugli sviluppi in psicologia dello sport), ma vogliamo anche che i membri abbiano una reale impressione del ruolo della psicologia in ogni paese che visitiamo.

D. L’ETPG è un “consorzio” internazionale operante nel campo della psicologia. Ve ne sono altri che, globalmente, contribuiscono in modi simili o diversi allo sviluppo della psicologia. Pensiamo ad associazioni scientifiche come l’ITC (International Test Commission) e l’IAAP (International Association of Applied Psychology), o a grandi federazioni come l’EFPA (European Federation of Psychological Associations), o – ancora – associazioni con finalità economiche come l’ATP (Association of Test Publishers). Quali sono le relazioni fra l’ETPG e alcuni di questi altri attori del mondo della psicologia?

R. G Harris, Direttore Esecutivo di ATP, partecipa alla nostra conferenza ogni anno: abbiamo ottime relazioni con lui e la sua organizzazione. Vi sono approcci leggermente diversi all’interno delle due organizzazioni e pensiamo che tenerle separate permetta di ottenere di più.

Stiamo poi cercando di costruire relazioni più strette con le altre associazioni scientifiche e professionali. Ad esempio, poche settimane fa ho rappresentato l’ETPG a una tavola rotonda sui test, al Convegno Europeo di Psicologia di Amsterdam. Credo che la psicologia sia sempre stata afflitta dalla divisione operatori vs ricercatori. In modo simile, il testing ha molto sofferto in passato per il reciproco sospetto che intercorreva fra industria del testing e organizzazioni scientifiche o professionali. Questo non è stato d’aiuto al test. Quindi, speriamo che l’ETPG possa essere un mezzo, dal lato della distribuzione, che riguarda centinaia di migliaia di operatori ogni anno, per discutere con ITC, IAAP, EFPA e le associazioni psicologiche nazionali importanti questioni sull’utilizzo dei test, evitando al tempo stesso l’accusa di essere esclusivamente guidati dal profitto.

D. Lei lavora anche come consulente per editori, provider di test e associazioni. E possiede una vasta e aggiornata visione dell’industria del testing. Perché i test sono così importanti?

R. Non abbiamo mai vissuto in una società così psicologizzata come la nostra, dove tanto nei media, come nelle conversazioni quotidiane, si danno spiegazioni psicologiche per eventi e comportamenti di ogni genere, dalla performance lavorativa, alle cause e agli effetti del terrorismo e alle azioni dei politici. I test sono una delle principali modalità attraverso le quali la psicologia incide sulla nostra vita, a scuola, al lavoro, dal medico o se facciamo sport.

L’aspetto positivo di tutto questo è che gli psicologi potrebbero influenzare molto di più il dibattito pubblico, un settore – questo – cui sono molto interessato. Questo, non solo riguardo alle situazioni esistenti o attuali. Gli psicologi hanno un ruolo enorme nel preparare le persone a un futuro che si prospetta incerto.

Ma l’aspetto negativo è che molto dell’attuale discussione sulla psicologia e i test è male informata o errata. In alcuni luoghi i test sono diventati una forma di intrattenimento; in altri, le asserzioni sulla rilevanza o l’accuratezza dei test sono state ampiamente gonfiate. I buoni test, utilizzati professionalmente, forniscono delle informazioni che ci aiutano a vivere meglio. I cattivi test danneggiano le persone, spesso soggetti che sono già fragili.

D. Quali sviluppi vede nel testing e nei test nei prossimi cinque o dieci anni?

R. Dipende molto dalle tendenze, più ampie, in politica, economia, salute, ecc. Poi, diverse saranno le tendenze del testing nella clinica, nella scuola e nelle Risorse Umane. Il lavoro di alcuni ricercatori suggerisce che l’uso dei social possa dare quel tipo di informazioni sulle persone, le stesse per le quali i test di personalità sono attualmente utilizzati. C’è poi grande interesse per l’uso di giochi elettronici “seri” come, in effetti, sono i test psicologici computerizzati. Abbiamo visto esempi fortissimi di questa tendenza.

La mia sensazione è che l’effetto del continuo cambiamento della società, non ultimo l’uso crescente di macchine intelligenti nei luoghi di lavoro, avrà effetti enormi sulla psicologia dell’uomo. Questioni di “locus of control”, di attaccamento nelle persone anziane e cambiamenti sostanziali per la nostra vita incomberanno sempre di più. Credo che il cambiamento influirà su cosa sarà testato e perché.

D. L’ultima domanda: quale pensa sia il futuro dell’industria del testing in Europa e dell’ETPG?

R. Vorrei saperlo, davvero. Le teorie economiche dicono che dopo un periodo di calma relativa – molti dei test adesso disponibili sono edizioni di titoli pubblicati per la prima volta 50 o 60 anni fa –, l’industria dovrà reinventarsi. Vedo una collaborazione molto più stretta fra psicologia ed altre scienze (teoria della complessità, cibernetica, tecnologie digitali e genetica) e, se così sarà, avremo un luminoso futuro nel quale contribuiremo al miglioramento delle vite delle persone.