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numero 59 - luglio 2018

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Il TNA: un innovativo strumento per la diagnostica e la riabilitazione delle aprassie in età evolutiva

Il TNA: un innovativo strumento per la diagnostica e la riabilitazione delle aprassie in età evolutiva

Che cosa è il TNA?

Il TNA - Test Neuropsicologico delle Aprassie per l'età evolutiva è uno strumento per la diagnosi delle aprassie o disprassie nei bambini da 3 a 11.6 anni, differenziandole dai disturbi della coordinazione motoria. È pertanto finalizzato all’analisi dei meccanismi neurofunzionali che governano l’interfaccia tra sistema motorio e sistema cognitivo e tra sistema motorio e sistema linguistico. Il TNA valuta i domini prassici dell’imitazione, della produzione e della comprensione di gesti e pantomime, sia del distretto oro-facciale, che degli arti superiori.  Questo nuovo strumento semeiotico (cioè in grado di valutare lo specifico sintomo del disturbo) consente di individuare e quantificare i deficit prassici in tutti i quadri clinici nei quali essi si manifestano, sia nei quadri puri (ad es., disprassia orale e disprassia infantile), sia nei vari disturbi del neurosviluppo in cui vi è una compromissione delle prassie (ad es., nell’autismo, nel X-Fragile, nel Down, nel ritardo mentale, nelle encefalopatie epilettiche, ecc.).

Perché nasce il TNA?

Il TNA nasce perché le prassie rivestono un’importanza cruciale per lo sviluppo delle competenze relazionali, cognitive e linguistiche del bambino.
Lo sviluppo ontogenetico delle prassie infatti è caratterizzato da un inscindibile intreccio fra motricità e affettività. Ogni nostro gesto, ogni nostra azione crea inevitabilmente un’interazione (e una relazione) con qualcuno; e ciò vale a maggior ragione per il bambino, nel quale ogni gesto e ogni azione con un utensile, non è solo un atto con il quale si costruisce il sistema cognitivo, ma è un atto che costruisce anche il sistema relazionale, permeando ogni azione di una valenza affettiva ed emotiva. Perciò, nella semeiotica delle aprassie per l’età evolutiva, il clinico può recuperare l’unità del bambino che, nel progettare e realizzare l’azione, agisce sull’altro il quale a sua volta risponde, rafforzando così il vitale circuito della relazione.

In sintesi, il TNA consente al clinico di capire:

  • che cosa sono le prassie;
  • come sono organizzate;
  • come si possono alterare.

Le prove del TNA

Il TNA si compone di 9 prove relative a tre domini neurofunzionali. 

Imitazione di pantomime

Il TNA valuta la capacità di imitare gesti e pantomime per mezzo di cinque prove: tre per gli arti superiori e due per il distretto oro-facciale.
Sul piano neurofunzionale, il denominatore comune di tutte le prove di imitazione è costituito dalla disponibilità di un modello cinematico dell’azione (o del gesto) che funge da matrice per l’imitazione dell’azione osservata.
All’interno di questo schema, comune alle cinque prove, il TNA inserisce delle variabili specifiche per ciascuna prova, che consentono all’esaminatore una scomposizione analitica del sistema prassico dell’imitazione.
La prima variabile concerne la presenza (o l’assenza) dell’utensile (prova 1. Imitazione di azioni con oggetto, prova 2. Imitazione di azioni senza oggetto), mentre la seconda variabile concerne la possibilità (o l’impossibilità) di osservare la propria risposta motoria, come avviene rispettivamente nell’imitazione con gli arti superiori (prova 3. Imitazione di gesti non significativi) e con il distretto oro-facciale (prova 4. Imitazione di gesti oro-facciali, prova 5. Imitazione di suoni significativi).
Nella figura che segue è rappresentato il modello neurofunzionale della imitazione di pantomime.

Fig. 1 - Modello neurofunzionale dell'imitazione di pantomime.
 

Produzione di pantomime

La capacità di produrre delle pantomime, cioè di mimare l’uso di un utensile, viene valutata nel TNA con due modalità distinte: visiva (prova 6. Produzione di pantomime da immagine) e verbale (prova 7. Produzione di pantomime da denominazione orale).
Ciascuna di esse attiva dei circuiti neurofunzionali distinti e consente perciò di valutare analiticamente le interfacce tra percezione visiva e prassie e tra linguaggio e prassie nella programmazione e nell’esecuzione dell’azione.
Nella figura che segue è rappresentato il modello neurofunzionale della produzione di pantomime.

 

Fig. 1 - Modello neurofunzionale della produzione di pantomime.

Comprensione di pantomime

Il TNA contiene due prove di comprensione di pantomime (senza oggetto: prova 8. Comprensione visiva di pantomime e prova 9. Comprensione orale di pantomime). Entrambe le prove impongono un costo cognitivo poiché richiedono sia la decifrazione della semantica del gesto in assenza dell’oggetto, che l’attivazione delle interfacce col sistema semantico visivo e semantico lessicale. Il controllo di queste capacità da parte del bambino inizia a stabilizzarsi verso i 3 anni ed è per tale ragione che questa età costituisce la fascia cronologica iniziale per l’acquisizione dei dati normativi del TNA.
Nella figura che segue è rappresentato il modello neurofunzionale della comprensione di pantomime.

Fig. 3 - Modello neurofunzionale della comprensione di pantomime.

Tre ragioni per usarlo

Usare il TNA consente di:

  1. decifrare i meccanismi neurofunzionali del disturbo prassico;
  2. individuare le competenze parziali del bambino;
  3. allestire il programma di riabilitazione.

Questi obiettivi sono resi possibili da due caratteristiche essenziali del TNA:

  1. la scomposizione funzionale del sistema prassico per domini funzionali modulari;
  2. l’utilizzo di un modello neurofunzionale per ciascun dominio del sistema prassico.

Il principio di scomposizione funzionale consente di isolare ciascun dominio prassico (imitazione, produzione e comprensione) e di analizzarlo con una semeiotica mirata, mentre il modello neurofunzionale su cui è basata ogni prova del TNA fornisce una chiave per decifrare i meccanismi patogenetici del deficit prassico, cioè per decifrare la struttura del sintomo.
Il TNA consente inoltre di tradurre l’analisi funzionale dei domini prassici in un programma riabilitativo per la riorganizzazione dei meccanismi deficitari.