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numero 93 - dicembre 2021

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Esperienze

Il Rorschach nella pratica forense

Il Rorschach nella pratica forense

Una letteratura ricca di intuizioni, alcune verificate empiricamente altre meno, ha fatto del Rorschach lo strumento simbolo della psicologia. Da oggetto misterioso a oggetto di pubblico dominio svelato e abusato come immagine è riuscito, quando usato con rigore professionale, a mantenere la sua integrità clinica.
Uno strumento che a partire dal suo creatore, Hermann Rorschach, ha trovato in ogni clinico che se ne sia occupato spunti nuovi che negli anni si sono sommati per arrivare a una miriade di scenari diversi.
Tra i tanti, la storia ci racconta come J. Exner sia arrivato a una sua sintesi a partire dai cinque sistemi maggiormente in uso negli Stati Uniti, imponendo un modello ricco di intuizioni e di verifiche empiriche che negli anni ha varcato i confini degli USA e si è imposto a livello internazionale. Questo non ha impedito ad altri modelli e ad altre scuole di continuare a esistere e dare il loro contributo. Ultimo giunto R-PAS un derivato del Comprehensive System che ha cercato e cerca di rendere meno fragili alcuni aspetti di somministrazione, interpretazione, e verifica empirica, e proporre un modello nuovo di lettura; così come l’atteso CS-2 a cura di un gruppo di autori rimasti legati al modello originale di Exner, e che sarà presentato al prossimo Congresso Internazionale Rorschach a Ginevra nel luglio del 2022. 

Tra i tanti ambiti in cui il Rorschach ha trovato un ampio utilizzo, uno è quello forense. Cosa succede quando il clinico è chiamato a dare un contributo in un contesto in cui esistono regole che vanno oltre la psicologia? Estendiamo, e non pensiamo solo alle aule dei tribunali, ma anche alle compagnie di assicurazioni, ai concorsi per accedere in Polizia o altre forze dell’ordine, in tutte quelle situazioni medico legali dove il concetto di misura è centrale, e dove c’è sempre un terzo pronto a chiedere ragione delle nostre conclusioni. Cosa apporta il Rorschach in questi contesti? Quanto il Rorschach è organizzato per accedere in un’aula di tribunale?
Ritengo che la risposta debba mettere in evidenza aspetti diversi oltre a cosa abitualmente sia in grado di dare un Rorschach. Qual è il contributo del Rorschach e quali sono le regole cui si deve adattare, queste e domande che ci poniamo.

Rorschach diversi, modelli esplicativi diversi

Se lo pensiamo come uno strumento indifferenziato, cioè indipendente dal sistema, questi cento anni ci hanno offerto un panorama ampio di aspetti interpretativi e di informazioni utili, quindi quando facciamo il Rorschach sappiamo cosa cerchiamo e cosa ci aspettiamo di trovare. Come mi capita spesso di sottolineare, tuttavia, nella realtà italiana non possiamo mai parlare di Rorschach se non evidenziando il sistema con cui stiamo dando un senso alle dieci macchie. Ogni sistema ha un suo setting preciso, sia nei termini di posizionamento reciproco sia di consegna, quale domanda si pone per dare il via alla raccolta del protocollo, come si gestisce un’inchiesta finalizzata alla siglatura specifica di quel sistema, e così via. Ogni sistema ha un suo algoritmo interpretativo e una letteratura di riferimento. Rorschach diversi, quindi modelli esplicativi diversi.
Non penso sia giusto mettere in competizione i diversi sistemi, ognuno ha una propria storia e una propria dignità conquistata e affermata nel corso degli anni, ciò nonostante, per usare le parole di Lally (2003) uno psicologo americano noto a chi pratica la psicologia forense ci ricorda che “I test psicologici forniscono agli psicologi una terza fonte di informazioni, e con queste tre gambe su cui poggiare le loro opinioni, gli psicologi hanno un fondamento più stabile e valido come base della loro testimonianza. In ogni caso, non tutti i test psicologici sono uguali.” Sistema diverso, test diverso.
Diversi anni fa, quado ancora il Rorschach aveva la necessità di essere giustificato e difeso rispetto all’uso forense, Joseph T. McCann (1998) in un interessante lavoro mise in chiaro quali fossero le caratteristiche che il test aveva acquisito nel tempo perché trovasse un posto in prima fila nella pratica forense. Il Rorschach di cui parlava McCann era il CS di Exner unico sistema in uso in quegli anni negli USA, sotto certo aspetti, tuttavia, quanto da lui affermato è estendibile anche ad altri sistemi. Uno spunto iniziale per il suo lavoro McCann lo trova in un articolo di Irving Weiner (1996) che in un’affermazione decisamente forte sosteneva che i critici del Rorschach “non avevano letto la letteratura degli ultimi 20 anni; oppure, avendola letta, non ne avevano afferrato il significato”. McCann evidenzia come il Rorschach continui a mantenere un posto di rilievo sia nella formazione sia nella pratica sintetizzando la capacità del Comprehensive System di essere conforme ai criteri richiesti per rispondere a quesiti forensi. Ciononostante, non sono mancate le critiche che sostengono proprio una mancanza di validità e affidabilità e che di suo non può essere considerato misura di alcunché.

Gli anni a venire sono stati contrassegnati da un susseguirsi, per quasi un ventennio, di critiche e risposte in termini di evidenze empiriche. Querelle che si è in buona parte attenuata grazie al lavoro di meta-analisi a cura di J. Mihura et al (2013) in cui è esposta la vasta letteratura peer-review con lo scopo di stabilire la validità delle 65 variabili principali del Comprehensive System. Come sintetizzano P. Porcelli e coll. (2020), “Complessivamente, tutte le variabili studiate hanno mostrato un effect size medio di .27, valore atteso e accettabile per uno strumento che valuta la personalità. È stata ovviamente riscontrata un'ampia variazione riguardo alla frequenza con cui le singole variabili sono state studiate in letteratura, con alcune variabili ampiamente studiate e altre per nulla. Nello specifico, gli autori hanno trovato 30 variabili con supporto empirico eccellente (r =.33) e buono (r=.21), 10 variabili con un supporto modesto (r=.15–.20), 13 con basso o nessun supporto empirico e 12 variabili mai validate. Le variabili con evidenze maggiori sono risultate essere quelle che valutano i processi cognitivi e di controllo dello stress mentre le variabili con minori evidenze sono più raramente riscontrate nella pratica clinica”. Il lavoro della Mihura, unico nel suo genere, risponde all’esigenza e alla difficoltà dei clinici di stare al passo con la letteratura empirica in continua evoluzione in modo che il Rorschach-CS possa rispondere alle esigenze di una psicologia clinica e forense più attuale che ha bisogno di giungere a conclusioni basandosi soprattutto su evidenze empiriche. Quanto affermato dalla Mihura, ovviamente, non è estendibile a qualunque sistema ma è riferibile solo al Comprehensive System.
Questa è la storia del Comprehensive System il sistema Rorschach di cui abitualmente mi occupo e che uso nel mio lavoro; altri sistemi hanno altre storie e altri modi di difendere il loro livello di validità e affidabilità.

Quando è utile il Rorschach?

Secondo il sistema e il grado di sostegno empirico, il test è utile in tutte quelle situazioni in cui lo specifico modello esplicativo può essere idoneo a chiarire aspetti peculiari riconducibili al quesito posto. Nel caso del Rorschach-CS questi è in grado di fornire informazioni affidabili su:

  • valutazione della personalità rispetto al suo funzionamento tipico;
  • disturbi che determinano compromissione a livello del pensiero;
  • esame di realtà;
  • gestione dello stress;
  • depressione e rischio suicidario;
  • gestione degli affetti;
  • immagine di sé;
  • relazioni interpersonali;
  • motivazioni al trattamento e progetto terapeutico.

Il Rorschach-CS, come gli altri Rorschach del resto, non è in grado di dare risposte specifiche riconducibili in modo lineare al quesito posto ma è portatore di elementi diversi che il clinico utilizzerà assemblandoli di volta in volta per avere le informazioni di natura psicologica empiricamente validate utili allo specifico quesito. Come avrebbero detto Otto, R.K., Heilbrun, K (2002) non uno è strumento specifico per l’assetto forense (forensic assessment istruments) bensì uno strumento rilevante in ambito forense (forensically relevant istuments) così come il MMPI-2 o il PAI, test che da sempre appartengono alla pratica clinica ma che richiedono una particolare competenza perché si possano utilizzare in un ambito diverso come quello forense.

Ammissibilità in ambito legale

In una realtà come quella italiana in cui convivono sistemi diversi forse l’attenzione andrebbe rivolta non al test ma a quelli che sono i criteri di ammissibilità di uno strumento in ambito legale. La realtà USA da anni è sostenuta da quelli che comunemente sono chiamati i criteri Daubert, imposti dai giudici nella causa tra Jason Daubert, nato con gravi difetti alla nascita, e la Merrel Dow, una casa farmaceutica che non aveva messo tra gli effetti collaterali di un farmaco, assunto dalla madre durante la gravidanza, i possibili danni al feto. I giudici decisero, in una logica popperiana, quali dovessero essere le regole per rendere ammissibile una prova scientifica in tribunale. Una giurisprudenza diversa da quella italiana ha permesso che quei criteri fossero estesi dall’anno della sentenza in poi, a tutte le prove, quindi anche ai test, usati in un contesto forense. La letteratura rimanda a lavori interessanti come quello di K. Heilbrun (1992) che ha dato il via alle regole cui adattarsi per consentire l’uso di un test, quindi anche del Rorschach, che di seguito brevemente sintetizzo:

  • il test dovrebbe essere commercialmente disponibile e adeguatamente documentato da un manuale e dovrebbe essere recensito da persone del campo;
  • dovrebbe essere stabilita l’affidabilità, con un coefficiente di .80 consigliabile o una giustificazione esplicita di coefficienti più bassi;
  • il test dovrebbe essere rilevante per il problema legale o per i costrutti psicologici sottostanti il problema legale con una ricerca di convalidazione disponibile;
  • il test dovrebbe avere un metodo standard di somministrazione;
  • il test dovrebbe essere applicabile alla popolazione e agli scopi per i quali è usato.
  • sono preferibili i test obbiettivi e le applicazioni di dati attuariali;
  • vi dovrebbe essere un metodo per interpretare i risultati del test all’interno del contesto dello stile di risposta individuale.

In Italia non abbiamo i criteri Daubert benché una serie di recenti sentenze di Cassazione (In particolare si ricorda la sentenza Cossini della Cassazione Penale, Sez. IV, del 13 dicembre 2010) siano state associate ad essi; la nostra, tuttavia, è una giurisprudenza diversa che non le può imporre come regole da rispettare rigidamente.
In ogni caso voci autorevoli del mondo Medico legale e Psichiatrico Forense conducono a regole più definite. Da ricordare il lavoro di Catanesi e Martino (2006) da cui si ricava la seguente citazione:

“Premesso che la somministrazione di test in ambito medico-legale presuppone che l’esperto abbia non solo sufficiente esperienza clinica ma anche quella specifica all’uso dei test in ambito forense, per ciascun test utilizzato, assieme ai risultati e ai protocolli completi […] deve essere in grado di fornire:

  1. I motivi della scelta di ciascun test;
  2. I dati relativi al campione normativo utilizzato per la più recente taratura del test […];
  3. I dati relativi agli studi di validità convergente del test (coefficiente di correlazione-r) con particolare riguardo all’ambito forense;
  4. I dati relativi agli studi di validità discriminante del test […]
  5. Il valore informativo aggiunto dal test utilizzato […];
  6. L’intervallo di confidenza entro cui posizionare il risultato osservato del test;
  7. I dati relativi agli studi di stabilità temporale del test […] “

Loro non sono l’unica voce, alcuni anni dopo di pari livello quanto invita a considerare Ugo Fornari (2011): “Scientifico è […] utilizzare tecniche e metodologie a riconosciuta validità clinica, in quanto applicate nella maggioranza dei casi e dalla maggioranza dei periti; in altre parole, la teoria di riferimento, la criteriologia e la metodologia utilizzate dal perito/consulente devono essere esplicitate, passibili di falsificazione verificabili. Gli strumenti diagnostici utilizzati devono essere conosciuti, condivisi e accettati dalla comunità scientifica di appartenenza, devono essere obiettivi, attendibili, affidabili e controllabili, il loro margine di errore, come quello di affidabilità, deve essere esplicitato così pure devono essere esplicitati la letteratura di riferimento, il metodo di somministrazione e i criteri di interpretazione dei risultati”.
Ora se prendiamo quest’ultima citazione e la suddividiamo in punti diversi emergono, senza particolari sforzi, Heilbrun, Catanesi e Martino, e con loro i Criteri Daubert.

Tornando al Rorschach, e cercando di arrivare a una sintesi, la questione di per sé è semplice: usare il Rorschach in ambito forense consente di ottenere informazioni diverse che il clinico utilizza secondo il quesito posto, facendo in modo che il sistema usato, qualunque esso sia, soddisfi queste regole.
In chiusura ricordiamo che sia gli autori italiani, sia alcuni anni fa l’American Psychological Association hanno sottolineato inoltre come lo strumento usato non debba avere parti segretate per motivi commerciali, al fine di rendere più agevole nel rispetto del diritto delle parti il confronto e la replica.

Bibliografia

  • Catanesi e Martino (2006). Verso una Psichiatria Forense basata su evidenze. Rivista Italiana di Medicina Legale, Vol 6, 1011-1065.
  • Fornari, U (2011). Al di là di ogni ragionevole dubbio. Ovvero sulla cosiddetta prova scientifica nelle discipline psicoforensi. Espress Edizioni, Torino.
  • Kirk Heilbrun (1992)The role of psychological testing in forensic assessment. Law and Human Behavior Vol. 16 (3), 257- 272.
  • Lally, S. J. (2003). What tests are acceptable for use in forensic evaluations? A survey of experts. Professional Psychology: Research and Practice, 34(5), 491–498.
  • Mihura, J. L., Meyer, G. J., Dumitrascu, N., & Bombel, G. (2013). The validity of individual Rorschach variables: Systematic reviews and meta-analyses of the comprehensive system. Psychological bulletin, 139(3), 548.
  • Otto, R.K., Heilbrun, K (2002) The Practice of Forensic Psychology. A Look Toward the Future in Light of the Past. American Psychologist, Vol. 57, No. 1, 5–18.
  • P. Porcelli, R. Lanzara, C. Conti (2020) Rorschach Comprehensive System. Pubblicato in (a cura di M. Lang) I test che lo psicologo deve conoscere. Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • Weiner, I. B. (1996). Some observations on the validity of the Rorschach Inkblot Method. Psychological Assessment, 8(2), 206–213.