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numero 49 - luglio 2017

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Il NEO-PI-3: lettura di un profilo

Il NEO-PI-3: lettura di un profilo

Informazioni preliminari e setting di intervento

Letizia è una giovane e bella donna di 34 anni che chiede una consulenza psicologica per un disagio che sta vivendo nella sua vita di coppia. Da otto anni è fidanzata con Mario, un uomo poco più grande di lei con cui convive da cinque. Da tre anni, però, si sente sempre più insofferente verso il suo compagno ed è sempre più convinta che non sia l’uomo con cui vuole costruire una famiglia, sebbene desideri una famiglia.

Mario viene descritto come un uomo brillante nel suo lavoro ma poco capace di dare attenzione, ascolto. Soprattutto, è molto legato alla madre e alla sorella (le quali abitano, insieme al padre, nello stesso palazzo dove vivono lui e Letizia), con la quale ha un turbolento rapporto da cui non riesce a svincolarsi. Molto pratico, ingegnere, gestisce due negozi e coordina un nutrito gruppo di dipendenti che lo descrivono come molto direttivo ma risoluto. Non è raro che la madre e la sorella di lui riprendano Letizia, ritenendola la causa dei comportamenti di Mario che non approvano, oppure la critichino per come gestisce la casa (Letizia fa un lavoro che la vede spesso fuori casa). Mario, viene descritto anche come molto taciturno e geloso, poco disponibile a mettere in discussione la sua gelosia. In più occasioni Letizia dice di aver rinunciato a uscite con le amiche, a fare viaggi, ecc., perché Mario non è d’accordo.

Non ci sono mai stati tradimenti da parte di Letizia.

Letizia, nella sua relazione con Mario, dice di essersi sempre adattata per non scontentarlo ma, quando ha provato, seppure non in modo determinato, a parlare con lui di questa sua insofferenza nella coppia e dei suoi dubbi, egli ha stemperato dicendo che gli alti e i bassi sono normali nelle coppie e che lei la sta facendo più grossa di quello che è. Letizia ha provato, ancora senza troppa determinazione, a riprendere la questione un altro paio di volte, percependo però sempre un atteggiamento di chiusura da parte di lui, che ha minacciato di uccidersi qualora lei decidesse di chiudere la relazione. Da quel momento, dal quale sono passati due anni, Letizia ha smesso di cercare un confronto con il proprio compagno, continuando ad adattarsi a lui come ha sempre fatto ma vivendo nella coppia in uno stato di frustrazione continua, senza però avere il coraggio di chiudere la relazione perché, in fondo, si chiede se non stia effettivamente esagerando e se davvero senza Mario sarebbe capace di star bene.

Qualche tempo fa, Letizia aveva espresso il desiderio di andare a un concerto con una sua amica ma Mario per gelosia le ha detto che non avrebbe voluto che andasse e lei, per non scontentarlo e non creare conflitti, ancora una volta, non è andata. Questo evento è stato però letto da lei come l’ennesima rinuncia fatta a qualcosa cui teneva per accontentate Mario. Sceglie allora di chiedere una consulenza psicologica.

In questo scenario, caratterizzato da una coppia senza complicità e dalla percezione di doversi continuamente difendere da accuse imprevedibili, Letizia sente di soffrire molto e piange. Noto subito che il suo pianto appare strozzato, faticoso ed emerge soprattutto quando parla di situazioni in cui si sente prevaricata da Mario o dalla sua famiglia. La domanda che mi pongo ma cui non cerco subito risposta, è se quella tristezza sia primaria o se sia secondaria a una rabbia primaria non simbolizzata.

Mi faccio l’idea che possa trattarsi di un caso di dipendenza affettiva.

 

Cenni sulla storia familiare di Letizia

Letizia è la primogenita; dopo di lei sono arrivati tre fratelli. Il padre si è ammalato di cancro quando lei aveva 10 anni e sebbene si guarito, sono stati anni molto duri sia per la malattia del padre, sia perché la madre, affetta da una forma depressiva curata con psicofarmaci, chiedeva molto a Letizia in termini di gestione della casa e dei fratelli piccoli. Letizia ricorda come ogni suo tentativo di ribellione o cenno di insofferenza venisse punito con grida, e talvolta botte, da parte della madre.

La madre muore suicida gettandosi da un balcone quando Letizia ha vent’anni.

 

Il NEO-PI-3

Dopo tre colloqui, propongo a Letizia, di procedere con la somministrazione di alcuni test (le era già stato accennato durante il primo colloquio). La batteria che scelgo è costituita dal Wartegg Test e dal NEO-PI-3, nella cornice metodologica dell’Assessment Collaborativo. Il test proiettivo, usato in ottica collaborativa, aiuta il professionista e il cliente a mettere a fuoco forze interne inconsce, mentre il questionario self-report informa su come la persona si rappresenta. Ho scelto il NEO-PI-3 perché fornisce una panoramica delle caratteristiche personologiche al di là della dimensione patologica. Inoltre, non risulta un test troppo invasivo. In questo contesto un test più orientato sul versante psicopatologico e più invasivo poteva rivelarsi inutilmente pesante per la cliente.

Letizia completa il NEO-PI-3 in 40 minuti; legge ciascuna affermazione e risponde a tutti gli item scegliendo molto raramente il punto medio 3 nella scala Likert 1-5 su cui vanno gli item di questo questionario. Questo il suo profilo al test.

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Il profilo e il processo di restituzione

Macrofattori

Esaminando il profilo, osservo che il livello di Nevroticismo è maggiore di quello di Coscienziosità; sebbene i punteggi non siano estremi (N > 1 DS; C valore medio) è possibile che la persona sperimenti dei vissuti negativi che non sempre riesce a gestire in modo efficace.

Mi colpisce anche il punteggio di Amicalità (T = 69) al limite delle 2 DS sopra la media; sembra che la relazione con l’altro sia qualcosa di centrale nella persona; ipotesi avvalorata dal punteggio di Estroversione = 62 T. Il punteggio di Apertura (T = 67) lascia pensare a buone capacità riflessive e, alla luce del modo in cui ha gestito i colloqui, a buone capacità di insight. Tuttavia è possibile che si “perda” tra pensieri e fantasie senza riuscire sempre a mettere in atto strategie e azioni concrete (C = 48).

Facets

I macrofattori forniscono indicazioni generali sul pattern personologico personale; tuttavia, i facets consentono di approfondire come ciascun punteggio macro si declina.

 Un aspetto chiave emerge subito guardando il pattern dei facets relativi al macrofattore Nevroticismo: la Rabbia/Ostilità è di 27 T, un punteggio al di sotto delle 2 DS: Letizia, come conferma in fase di restituzione, prova molto raramente rabbia. La rabbia è un’emozione primaria finalizzata ad attivarsi ogni qualvolta una persona abbia la percezione di essere prevaricata; è come se scattasse un meccanismo di “allerta” che mette la persona nell’ordine di idee di fuggire o combattere. Greenberg (2004) mette in evidenza che le problematiche relative alla rabbia si hanno in due casi: quando il sistema di “allerta” si attiva eccessivamente, quando cioè la persona percepisce una minaccia alla sua incolumità fisica e/o psicologica senza che però la minaccia sia del tutto reale; oppure quando in presenza di minacce, il sistema di “allarme” non si attiva; come nel caso di Letizia.

 Sono inoltre presenti vissuti di ansia (Ansia = 62), tristezza (Depressione = 66) e vergogna (Autoconsapevolezza = 73); quest’ultimo vissuto in particolare caratterizza molto il mondo emotivo di Letizia. La vergogna è un’emozione complessa (contrariamente alla rabbia che è primaria) perché implica un processo di mentalizzazione relativo a come pensiamo che l’altro ci veda. Borgioni (2015) definisce la vergogna un’emozione fredda in quanto come strategia di coping è spesso associata alla fuga dall’altro come protezione del sé.

Se si osservano i punteggi di Estroversione, in particolare il Calore relazionale (T = 69) e di Socievolezza (T = 72) e i punteggi del macrofattore Amicalità (tutti con elevazione di 1 DS ad eccezione della Franchezza = 52T), si nota come la propensione verso l’altro sia forte; quanto cioè la persona si descriva decisamente orientata ad essere amichevole ed estroversa, mostrando calore, socievolezza, dando fiducia. Colpisce, inoltre, la tendenza ad apparire modesta e propendere per l’evitamento dei conflitti (Modestia = 64). A questi punteggi si affianca un punteggio di Assertività decisamente basso (T = 35).

In sintesi, la persona da un lato mostra una forte propensione ad essere propensa verso gli altri ma, allo stesso tempo, li teme e vive le relazioni in un modo “asimmetrico” in cui da un lato sente di dover essere amichevole e “buona”, ma non si sente in diritto di arrabbiarsi o far valere in modo assertivo il sui punto di vista. Anche le emozioni di tristezza, ansia e, ovviamente, di vergogna si associano, come argomentato in fase di colloquio di restituzione, a vissuti sociali. Letizia percepisce quanto sia per lei fondamentale il “dover accontentare tutti” e il dare un’immagine di sé positiva; però parla anche di quanto si senta triste e, talvolta, arrabbiata (quelle poche volte in cui sente la rabbia, la rivolge verso se stessa): è quando sente che vorrebbe qualcosa, ma non si impegna per portarla avanti (in questa fase approfondiamo con lei il pattern di Coscienziosità), per paura di ciò che gli altri potrebbero pensare.

Questa sua rivelazione mi permette di restituirle che da un lato vorrebbe essere libera dagli altri, in particolare da Mario, ma allo stesso tempo non riesce a fare a meno della loro presenza sentendosi impotente nell’autoaffermarsi. Il punteggio di 61 T sulla Vulnerabilità mette in evidenza questo suo vissuto di impotenza. Letizia si lascia andare ad un pianto meno strozzato del precedente. In questa fase, confermo il suo vissuto di tristezza ma anche, con l’aiuto di rimandi volti all’intensificazione, il bisogno di libertà e di svincolarsi dal giudizio degli altri. Questo passaggio consente a Letizia di contattare sempre di più questo suo bisogno che non si è mai concessa, e questo le permette di esprimere la rabbia verso le persone da cui si sente prevaricata; Mario in primis.

Le emozioni più difficili da gestire (come, appunto, ansia, tristezza e vergogna) sono però bilanciate dalla capacità di provare Emozioni positive (T = 60). Questo aspetto è importante perché Letizia dà importanza e valore ai messaggi che le arrivano dal suo modo emotivo (Emozioni = 60) e, inoltre, i punteggi di Apertura mettono in luce una buona capacità di autoriflessione. Queste caratteristiche sono di grande aiuto nel processo terapeutico perché facilitano molto la persona nell’integrare (anche cognitivamente) le esperienze emozionali correttive vissute nel setting terapeutico.

 

Osservazioni conclusive

Letizia ha scelto Mario per la sua capacità di essere risoluto, determinato e capace di farsi valere (sebbene poi con la sua famiglia non ci riesca), caratteristiche che lei non si riconosce ma che avrebbe desiderato. “Mario mi fa sentire al sicuro” ripete spesso Letizia, perché lo percepisce, nonostante tutto, come una presenza forte nella sua vita della quale non riesce a fare a meno.

L’ambiente familiare di Letizia, caratterizzato da forti disconferme e deprivazioni affettive, l’ha spinta ad andare, una volta fuori di casa, alla ricerca di conferme nella speranza di “riscattarsi” delle mancanze subite. Ciò che la lega a Mario è la paura di restare senza di lui; si percepisce vulnerabile, poco capace di farsi rispettare e ha una visione di sé negativa. Mario diventa, per lei (come lucidamente riconosce alla fine della sessione di restituzione) un punto di riferimento, una fonte di conferme di cui fa fatica a fare a meno (Mario, come lei stessa ammette, non è un bell’uomo e spesso le fa dei complimenti sul suo aspetto fisico). La dinamica è quella dell’“accetto tutto pur di non perderti, perché tu mi salverai”; questo vale per il suo rapporto con Mario ma anche per gran parte dei suoi rapporti amicali in cui si è sentita sfruttata, ma da cui non è mai riuscita a sganciarsi.

Il caso presentato, si declina quindi, come un caso di dipendenza affettiva. Il NEO-PI-3, si è rivelato un questionario di grande aiuto in quanto ha permesso di cogliere i pattern personologici individuali ma anche le risorse a disposizione. La non invasività è stata fondamentale; avevo infatti a che fare con una persona molto sensibile al giudizio e alla vergogna; due aspetti che, forse, un questionario che fosse andato ad approfondire elementi più intimi e profondi avrebbe potenziato.

 

Bibliografia

Borgioni, M. (2015). Dipendenza e controdipendenza affettiva: dalle passioni scriteriale all'indipendenza vuota. Roma: Alpes.

Greenberg, L. (2004). Lavorare con le emozioni in psicoterapia integrata. Roma: Sovera Multimedia.

Minolli, M. (2016). Che aspetti ad andartene? L'amore nella cultura iper-moderna. Roma: Alpes.

 

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