QI - Questioni e idee in psicologia - Il magazine online di Hogrefe Editore

Qi, il magazine online di Hogrefe Editore.
Ogni mese, cultura, scienza ed aggiornamento
in psicologia.

numero 47 - maggio 2017

Hogrefe editore
Archivio riviste

Esperienze

Il DAPP-BQ: lettura di un profilo

Il DAPP-BQ: lettura di un profilo

Il caso clinico che presentiamo si riferisce a un’esperienza di assessment in cui è stato utilizzato il Dimensional Assessment of Personality Pathology – Basic Questionnaire (DAPP-BQ; Livesley e Jackson, 2009-2014).

Ovviamente, dati relativi al paziente sono stati modificati, cercando comunque di mantenere il caso coerente. Non me ne vogliate se a volte nel descrivere la persona posso apparire vaga ma il trattamento è ancora in corso, lo sta seguendo una collega, e vorrei proteggere la privacy di questa persona.

Luigi è un uomo di 30 anni; un bell’uomo, fidanzato dai tempi della scuola superiore con una ragazza che lui stesso definisce “la bella della scuola”. Lavora come ricercatore in ambito scientifico dove ha sempre ottenuto risultati brillanti. Ha ottime proprietà di linguaggio; tuttavia, il racconto della sua storia di vita appare fin da subito frammentato e senza particolare coloritura emotiva. La sensazione che ho, e che ha avuto anche la collega che lo ha visto successivamente, è quella di dover mettere insieme un puzzle di fatti privo di colori. Si presenta spinto dai genitori, cui è molto legato, perché da circa due anni ha preso sempre di più il sopravvento su di lui la paura dell’incanutirsi. Ha provato già due percorsi terapeutici senza successo (sempre spinto dai genitori) e ora vuole riprovare perché il pensiero dei capelli bianchi non solo è sempre più pervasivo, ma lo porta a restare ore in casa a curarsi i capelli (con prodotti o pettinature complicate) in modo da nascondere quelli “bianchi”.

Luigi porta i dread e non ha capelli bianchi. In generale ha sempre curato molto la sua immagine. Parla con tono monotono e non guarda negli occhi, se non di sfuggita.

 

Il profilo

Prima di tutto diamo un colpo d’occhio al profilo che emerge dal confronto con la popolazione clinica (fig. 1). Il gruppo clinico presenta, infatti, una media più alta sulle diverse scale del DAPP-BQ rispetto a quello della popolazione generale; pertanto elevazioni derivanti dal confronto con il campione clinico sono indicative di un maggiore livello di disagio.

Figura 1: Confronto dei punteggi di Luigi con il campione clinico

DAPP-BQ fig. 1.png

Si nota una notevole elevazione sulle scale Problemi identitari, Regolazione cognitiva disfunzionale, Bassa affiliazione e Tendenza autolesiva. Non esistono caratteristiche che definiscono marcatamente un disturbo di personalità specifico, ma il disagio è comunque forte e il funzionamento della personalità compromesso. Il DSM-5 riporta, come elemento di funzionamento della personalità, l’esperienza unitaria del sé, l’attitudine a vivere l’esperienza emotiva regolandola. Inoltre evidenzia anche il perseguimento di obiettivi esistenziali coerenti e significativi, empatia e l’intimità intesa come profondità del rapporto, desiderio e capacità di vicinanza. Emerge, sul profilo clinico, un senso di sé scarsamente sviluppato; in altre parole, manca quel senso di continuità che caratterizza il funzionamento adattivo. A questo, si affianca anche un’elevazione sulla regolazione cognitiva disfunzionale che rimanda a una frammentazione ideativa soprattutto nei momenti di stress. Il senso di puzzle avuto al colloquio può essere in parte attribuibile a questo.

Esaminando il profilo della popolazione generale (fig. 2), si osservano numerose elevazioni che consentono di approfondire quali sono i funzionamenti personologici compromessi.

 

Figura 2: Confronto dei punteggi di Luigi con il campione generale

DAPP-BQ fig. 2.png

Prendendo in considerazione il cluster 1, si conferma una disregolazione emotiva marcata che, nel caso di Luigi, si esprime soprattutto in preoccupazione e tensione costanti che sfociano in un pensiero rimuginativo altrettanto costante. Osservando un’elevazione sulla scala Ansietà si potrebbe pensare anche alla presenza di altre componenti emotive tipicamente connesse all’ansia come la rabbia e la colpa; esaminando le risposte date agli item (che per motivi di spazio non vengono qui riportati ma che sono disponibili in fondo al report) emerge invece chiaramente come sia la preoccupazione la principale espressione dell’ansia. Ne deriva un forte senso di sopraffazione che, a livello comportamentale, si traduce spesso in un ritiro e un immobilismo nell’agire e nel decidere.

Il disagio percepito aumenta quando la persona è sotto stress; in questi momenti, infatti, ha difficoltà a pensare lucidamente senza sentirsi schiacciata dal senso di sopraffazione. La strategia di coping che adotta in questi casi è di tipo sociale; Luigi, infatti, corre alla ricerca degli altri significativi (pochissime persone: i genitori, il migliore amico e il gemello. Non la fidanzata, cui non parla dei suoi problemi).

L’elevazione sulla scala Attaccamento insicuro mette in evidenza come la perdita dell’altro significativo venga percepita come terrificante e minacciosa. Si noti la tendenza all’Oppositività che, alla luce delle informazioni emerse nel colloquio e dalla storia del paziente, portano a ipotizzare una tendenza alla resistenza passiva (i trattamenti precedenti non erano andati bene e la motivazione della persona al cambiamento non sembra così forte; tanto che arriva sempre su invio di basi sicure).

Luigi presenta un innalzamento sulla sfera del Narcisismo che si esprime nel fortissimo desiderio di approvazione e ammirazione da parte degli altri (il sintomo che esprime il disagio, infatti, è un qualcosa che ha a che fare con l’immagine). Questo è osservabile dall’analisi degli item che rivelano questa componente narcisistica, mentre l’essere messo al centro dell’attenzione, il senso di grandiosità e il desiderio di essere al di sopra degli altri non emergono (si noti anche il punteggio basso sulla scala Riottosità). Non gli interessa il potere, gli interessa essere approvato e supportato.

L’Insensibilità è media ma esaminando gli item emerge una tendenza a non volersi prendere cura degli altri e a vedere i loro bisogni.

I problemi della condotta sono legati ai momenti in cui, seppure non in un quadro di dipendenza, ha abusato di alcol. Lui stesso dice che era un modo per non sentire il disagio pervasivo e la paura.

Molto importante è notare la bassa affiliazione che dipinge una persona socialmente ritirata ma, allo stesso tempo (se pensiamo alla scala Attaccamento insicuro) fortemente dipendente dalle basi sicure. Non si espone con gli altri, non si manifesta (scala Diminuita espressività emotivo-affettiva), ha il terrore del rifiuto e perciò sta lontano dall’intimità e dalle relazioni profonde (con la fidanzata il rapporto dura da anni ma è tiepido, vivono in città diverse ma non fanno progetti, lui vuole vedere i genitori e, se c’è tempo, lei). Il terrore del rifiuto si esprime attraverso la vergogna, emozione che a tratti manifesta in colloquio ma che simbolizza male. La vergogna è un’emozione che respinge dall’altro e che porta all’isolamento. Questi aspetti, associati alla scarsa motivazione e alla discontinuità dell’esperienza emotiva ma anche ideativa, crea molti ostacoli per un percorso di psicoterapia.

Luigi sta svolgendo la psicoterapia.