Si è da poco conclusa la terza edizione del Festival della Psicologia di Torino, organizzato dall'Ordine Psicologi Piemonte, in partnership con Regione Piemonte, Città di Torino, Dipartimento di Psicologia Università di Torino, ENPAP. Un'edizione che ha avuto come tema portante: Quante Storie. Le storie al centro della kermesse quindi, la narrazione, il raccontare. Quest'anno, oltre alle tradizionali lectio da parte di studiosi di fama internazionale come David Le Breton, che in una sala gremita ha parlato, a partire dal suo ultimo libro, Fuggire da sé, del tema multiforme della fuga, il Festival ha nesso al centro i dialoghi. Scrittori, registi, attori, si sono messi a nudo, parlando di sé, della propria arte, insieme a psicologi e psicoterapeuti. 

Il Festival ha avuto tra i protagonisti di maggior richiamo Paolo Giordano, autore del romanzo La solitudine dei numeri primi, che insieme a Mauro Grimoldi, psicologo, hanno dialogato intorno al tema dello scrivere sul limite, e Pupi Avati, regista di fama internazionale, che insieme a Luigi Cancrini, psichiatra, Francesca De Gregorio e Laura Salvai, psicologhe, hanno dialogato a partire dal film Il bambino cattivo, con la regia proprio di Pupi Avati. 

Tra gli incontri che hanno lasciato il segno, Moni Ovadia, attore, narratore, autore, regista, che prendendo spunto dalla sua esperienza di analisi, con la sua solita capacità affabulatoria e ironica, ha ripercorso alcune tappe importanti della propria vita. Altra sorpresa di questo Festival, è stato l'evento La casa del padre, con la proiezione del documentario omonimo di Sebastiano D'Ayala Valva, in dialogo successivo con Gian Piero Quaglino, psicologo e studioso junghiano, Carlo Brosio, psicoanalista, e Alessandro Lombardo, Presidente Ordine Psicologi Piemonte e Direttore del Festival. Un documentario che mette al centro il legame padre-figlio, che ha emozionato la platea.

Come tradizione, il Festival si è chiuso con uno spettacolo, questa volta con al centro il Cirko Vertigo, compagnia di nuoveau cirque di fama internazionale. Non resta che attendere il prossimo anno.