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numero 62 - novembre 2018

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Esperienze

Climbing & ADHD: l’arrampicata sportiva come esperienza autoregolativa

Climbing & ADHD: l’arrampicata sportiva come esperienza autoregolativa

Perché l’arrampicata sportiva?

È quasi scontato affermare che i benefici dello sport non riguardino solo il benessere fisico, ma anche quello psicologico, in particolare attraverso lo sviluppo di abilità sociali e relazionali e il miglioramento dell’autostima.
Tuttavia, lavorando ogni giorno con bambini e ragazzi con diagnosi di ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività), ci siamo resi conto di quanto sia frequente una condizione di difficoltà in ambito sportivo, con aumento dell’ansia, diminuzione del senso di autoefficacia da parte del soggetto e conseguenti drop-out.
Abbiamo quindi pensato di integrare le metodologie proprie del training autoregolativo di tipo cognitivo-comportamentale (Cornoldi et al 1996; Fedeli e Vio 2015) con l’esperienza di gruppo, inserendo il tutto in un contesto favorevole quale l’arrampicata sportiva.
Abbiamo scelto questo sport in quanto, ai fini della riuscita dell’arrampicata, è fondamentale anticipare la sequenza dei movimenti necessari e successivamente verificarne l’efficacia (conseguenze). In altre parole, per mantenere una certa adeguatezza del gesto atletico, durante la salita, è necessario attingere a quelle che sono le funzioni esecutive, mantenendo un adeguato livello di attenzione, memorizzando i passaggi e gestendo il proprio sforzo (Luccherino e Pezzica 2012). La cosa risulta quindi particolarmente utile per un soggetto con ADHD, che si troverà a dover mettere in atto automaticamente processi di “route-finding”, anticipando la sequenza dei movimenti necessari e tollerando la frustrazione nel tempo.
Inoltre, l’arrampicata è una disciplina “closed-skills”: ovvero le variabili implicate sono limitate (e quindi maggiormente controllabili) rispetto ad altri sport (es. calcio, basket ecc) (Fedeli, 2016).
Infine, la persona è molto coinvolta a livello emotivo (occorre infatti una costante autoregolazione per gestire sia le sensazioni di paura collegate ai passaggi più complessi, sia l’eccitazione e il desiderio di raggiungere velocemente la cima del percorso) in un contesto fortemente relazionale (Ceciliani et al. 2008).
L’arrampicata implica, oltre al senso della fiducia in sé, un forte legame (molto più che metaforico) con l’altro al quale è affidata la propria sicurezza e del quale a propria volta si è responsabili, con il quale si deve necessariamente comunicare, sia con modalità verbale che non-verbale.

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 Costruire un legame di fiducia

 

 

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 Attendere e incoraggiare. 

La realizzazione del progetto

Per la realizzazione del progetto pilota, cui fanno riferimento i dati ricavati, ci si è avvalsi della professionalità del dott. Luca Bardella, istruttore FASI, responsabile della Palestra Palaenrosadira di Arino di Dolo (VE).
Sono stati coinvolti 6 bambini, dagli 8 agli 11 anni con diagnosi di Disturbo da Deficit di Attenzione con o senza Iperattività. Tutti i bambini avevano precedentemente svolto training autoregolativo individuale e/o di gruppo di tipo cognitivo-comportamentale.
La cadenza degli incontri (in tutto 12, di cui il primo e l’ultimo interamente dedicati all’approfondimento di aspettative, timori, raggiungimento di obiettivi e condivisione dell’esperienza) è stata settimanale.
Ogni incontro, della durata di un’ora, prevedeva momenti strutturati, finalizzati a raggiungere i vari obiettivi, quali:

  • interiorizzazione delle regole;
  • potenziamento delle capacità attentive e autoregolative dei partecipanti (secondo un approccio bottom-up, dall’esperienza corporea al cognitivo e meta-cognitivo);
  • rinforzo delle abilità di autocontrollo e gestione emotiva, oltre che delle abilità relazionali e sociali.
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Struttura dell'incontro, definizione delle regole, tocken economy

Valutazione dell’efficacia del progetto

La valutazione è stata effettuata attraverso la somministrazione, pre e post trattamento, di una serie di misure.

  • Test torre di Londra (Vio et al. 2007): in media le prestazioni dei bambini sono migliorate di z=.63±.56.
  • Questionario sulle attribuzioni (tratto e adattato al contesto sportivo dal QCA della AMOS 8-15 di Cornoldi et al. 2005): l’attribuzione del successo viene collocata in misura maggiore sull’aiuto esterno e sulla tipologia di attività, variabili quindi esterne, con un possibile ridimensionamento delle aspettative su se stessi e una possibile accettazione delle proprie difficoltà. L’attribuzione dell’insuccesso viene inoltre totalmente liberata da fattori casuali, ed è quindi possibile ipotizzare una maggior consapevolezza e obiettività di giudizio da parte dei ragazzi.
  • Osservazioni quantitative nelle aree della concentrazione e della tecnica di arrampicata (tratto e adattato da “Scheda di valutazione delle abilità. Progetto pilota “Climbing&Disability”): in tutte le dimensioni valutate si è osservato un miglioramento sostanziale da parte di tutti i partecipanti.
  • I feedback qualitativi raccolti da parte di bambini e genitori sono stati molto positivi, con particolare rilevanza all’area emotiva-affettiva e di diminuzione dello stato d’ansia (degli uni e degli altri).

Di seguito alcune considerazioni dei genitori: “E’ stata una bellissima esperienza: S. è più sicuro di sé, e consapevole che può superare dei limiti che prima non avrebbe affrontato; è molto fiero di poter contare su se stesso e orgoglioso quando riesce a raggiungere i suoi obiettivi; davanti alle difficoltà è più propenso a trovare una soluzione anziché arrendersi”, “Percorso positivo con aumento dell’autostima e sicurezza di sé; ha capito l’importanza che può avere l’essere responsabile di qualcun altro oltre che di se stesso; ho visto molto impegno e soddisfazione da parte sua”; “Primo obiettivo raggiunto: aver partecipato! Secondo obiettivo raggiunto: ha trovato un’attività che gli piace, un gruppo e soprattutto una modalità che lo hanno accompagnato quasi per mano, senza rimproveri. Non ha espresso mai ansie per difficoltà, ha partecipato sempre volentieri... in questo sta il cambiamento!”.

Prospettive

Un gruppo per ragazzini con ADHD e sintomatologia ansiosa, dai 13 ai 15 anni, è stato attivato e concluso a giugno 2018, mentre un nuovo percorso è stato avviato a partire da ottobre 2018.
In entrambi ci si sta focalizzando in modo particolare sugli aspetti emotivi e corporei, vista anche l’efficacia ormai assodata degli approcci di tipo bottom-up (vedi terapia senso-motoria, mindfulness ecc).
Inoltre, dati i numerosi riscontri positivi, il progetto si integrerà con altri moduli di intervento in un contesto psicoeducativo-terapeutico più ampio denominato “Altri Sentieri” (per info info.altrisentieri@gmail.com).

Il progetto ADHD&CLIMBING 2018 è stato documentato da un video, realizzato dalla video-maker Giulia Fassina. 

Bibliografia

  • Ceciliani A., Bardella L., Robazza C. et al. (2008). Effects of a physical education program on children’s attitudes and emotions associated with sport climbing. Perceptual and motor skills, 106, 775-784.
  • Cornoldi C. et al. (1996). Impulsività e autocontrollo. Trento: Erickson.
  • Cornoldi C. et al. (2005). Test AMOS 8-15 - Abilità e motivazione allo studio: prove di valutazione per ragazzi dagli 8 ai 15 anni. Trento: Erickson.
  • Fedeli D. (2016). ADHD e sport “open skills”: criticità e prospettive di lavoro. Giornale Italiano dei disturbi del neuro sviluppo, 1(3).
  • Fedeli, D., & Vio,C. (2015). ADHD: iperattività e disattenzione a scuola. Firenze: Giunti.
  • Frisco F. e Marzocchi G.M., (2015). I bambini con ADHD e lo sport: le conseguenze e i benefici, in Disturbi di Attenzione e Iperattività. Trento: Erickson. 
  • Luccherino L. e Pezzica S., (2012). Sport e ADHD: un Campus Estivo residenziale per adolescenti con Disturbo da Defi cit di Attenzione e Iperattività, in Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.
  • Luttenberger et al. (2015). Indoor rock climbing (bouldering) as a new treatment for depression: study design of a waitlist-controlled randomized group pilot study and the first results. BMC Psychiatry.