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numero 17 - maggio 2014

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I nostri test

MIT: Un test per valutare il mental imagery

MIT: Un test per valutare il mental imagery

Perché è utile disporre di test di immaginazione mentale nella pratica psicologica?
Per favorire anzitutto l’accertamento rigoroso delle capacità di utilizzare questa essenziale funzione cognitiva, che la ricerca sperimentale ha dimostrato essere altamente predittiva delle prestazioni di apprendimento in diverse età e contesti; ed inoltre per consentire la programmazione e il monitoraggio di interventi mirati a migliorare a scopi applicativi le capacità immaginative. 

È noto da tempo che le immagini mentali costituiscono un valido aiuto alla memoria, influendo positivamente sia sulla quantità che sulla durata del ricordo: l’immaginazione può potenziare il ricordo di categorie specifiche di soggetti, come bambini e anziani, soggetti con difficoltà di apprendimento o con danno cerebrale. Particolarmente utili sono le mnemotecniche a carattere immaginativo.
Il mental imagery ha inoltre uno stretto rapporto con la creatività; la costruzione e trasformazione di immagini mentali è una strategia che può favorire la soluzione di problemi, anche creativa. Le immagini infatti permettono rappresentazioni che la codifica verbale o logica, essendo più astratta, non consente, ed assumono un ruolo di facilitazione del ragionamento attraverso la simulazione e di simbolizzazione; inoltre la capacità di ristrutturazione di problemi risulta connessa con la capacità di compiere in modo olistico la rotazione di immagini. Diverse procedure sono state utilizzate per stimolare nei bambini la creatività e il pensiero produttivo. 

Una importante applicazione del mental imagery in campo educativo riguarda l’orientamento agli studi e alla professione: il tipo di stile cognitivo, prevalentemente verbalizzatore o visualizzatore, è stato a lungo citato come indicativo di una propensione per studi e professioni di tipo letterario o giuridico piuttosto che scientifico o artistico. Venuta meno la distinzione netta fra verbalizzatori e visualizzatori, rimane però valida la maggiore propensione di certi alunni verso certi studi in base alla preferenza di strategie di imagery

L’educazione al pensiero immaginativo si è dimostrata utilissima nelle psicoterapie, infatti molti modelli la utilizzano di routine nella prassi terapeutica. Si pensi in particolare alle centralità delle visualizzazioni nella desensibilizzazione sistematica e nel condizionamento covert ma anche nelle procedure di fading, tecniche tipiche delle terapie cognitive-comportamentali; nel rilassamento autogeno e nell’ipnosi.
Soprattutto nelle terapie con bambini e anziani l’uso dell’imagery può rivelarsi utile, a condizione di accertare preliminarmente il grado di competenza del paziente nell’uso dell’immaginazione.

Un campo in cui le applicazioni del mental imagery all’educazione e alla riabilitazione sono particolarmente estese è quello della pratica motoria e sportiva. È noto da tempo, per tutte le età, che il rehearsal immaginativo di sequenze motorie reali ne migliora l’esecuzione successiva nella realtà. Anche il rilassamento indotto mediante visualizzazioni è efficace nel migliorare la concentrazione e ridurre l’ansia e la tensione. L’imagery training è tanto più efficace per l’apprendimento e la prestazione in compiti motori, in quanto fornisce informazioni non altrimenti disponibili per il soggetto; sono ipotizzabili numerose implementazioni pratiche dell’interazione fra modelli motori e di mental imagery, per esempio relativamente alla formazione iniziale di bambini all’attività motoria e sportiva, e all’allenamento di atletiper prestazioni agonistiche.
Un uso importante del training immaginativo è mirato alla riabilitazione dopo infortuni o traumi, specialmente nello sport, ma più in generale nella rieducazione fisio-terapica. Da tempo la riabilitazione neurologica si avvale utilmente della pratica mentale immaginativa, che è in grado di riorganizzare i processi funzionali cerebrali.
Esempi di riabilitazione mediante mental imagery riguardano la disabilità intellettiva (da tempo è noto il coinvolgimento della immaginazione visiva tra le conseguenze del danno cerebrale e del ritardo mentale); i deficit psicomotori conseguenti a traumi o altre cause quali ictus o paralisi cerebrale, danni cerebrali e spinali, Parkinson ecc.; il deterioramento cognitivo nell’anziano, sia che esso si manifesti come sindrome di Alzheimer o altre demenze, sia che si tratti di sintomi prodromici come nel Mild Cognitive Impairment.
È però essenziale che i trainer e i riabilitatori valutino la tendenza e la capacità del soggetto di utilizzare l’imagery motivazionale e cognitivo. 

Le capacità di visualizzare ed elaborare immagini vanno addestrate, preliminarmente ad un loro uso di routine nei compiti cognitivi, mediante appositi pro­grammi, al pari delle altre abilità. Tecniche formative mirate all’incremento delle capacità di visualizzazione comprendono la visualizzazione di prospettive nascoste, di movimenti, di parti nascoste da “scoprire”; associazioni visivo-immaginative, concettualizzazioni a partire da modalità visive.
Una cautela è però necessaria nell’uso di queste tecniche. Spesso ci si aspetta che un soggetto, sollecitato ad usare le capacità di immagi­nazione, sappia automaticamente svilupparle ed applicarle nella direzione verso cui è stimolato, come se non esistessero ampie differenze individuali nella capacità e nella disponibilità a “lavorare con le immagini”. L’efficacia delle tecniche immaginative è connessa alle differenze individuali nella abilità di immaginazione oltre che alle caratteristiche dei compiti.
L’assessment che si avvale di specifiche prove a valenza psicometrica è essenziale per stabilire la base line di abilità immaginativa presente nel caso in esame, evitando sopravvalutazioni o sottovalutazioni delle capacità effettive dello specifico soggetto in relazione al training immaginativo da svolgere. Tenendo conto di questa base line sarà possibile intraprendere un trattamento sul mental imagery su basi realistiche, e se necessario, implementando queste capacità di base se carenti o non adeguate al training stesso; e verificare nel tempo l’efficacia del trattamento mediante ripetizione delle prove ad intervalli prefissati, monitorando così l’efficacia del training e il suo processo.

Il MIT - Mental Imagery Test

Sulla base dell’opportunità e utilità di disporre di test di mental imagery per gli scopi applicativi sopra descritti, è stata messa a punto e tarata sulla popolazione italiana una batteria di immaginazione mentale su base visiva e spaziale. Le prove che la costituiscono derivano in parte da test già noti e usati nella ricerca sperimentale sull’argomento, ma finora privi di taratura su particolari segmenti della popolazione quali bambini e anziani.
Le 8 prove che compongono la batteria, che permettono di ottenere anche un punteggio totale di abilità di mental imagery, sono: 
  • Visualizzazione di lettere: richiede di immaginare, mentre vengono nominate in sequenza, 12 lettere dell’alfabeto maiuscolo e per ogni lettera nominata dire se contiene o no parti curve.
  • Test della F di Brooks: si mostra per 30” la lettera F maiuscola, poi tolta la figura, si chiede di richiamare alla mente la lettera precedentemente vista, partendo dall’angolo sinistro in basso e dire per ciascuno spigolo che si incontra se è esterno o interno (questa accezione è spiegata al soggetto preliminarmente con un esempio).
  • Orologio: deriva da prove di “mental clock” previste in molti test neuropsicologici, per valutare la generazione di immagini e la loro manipolazione nel buffer di memoria. Si tratta di prove diverse da quella di disegno di un orologio, pure usata in neuropsicologia e per valutare il deterioramento, che comporta abilità di rappresentazione e traduzione grafo-motoria dell’immagine. In questo test è associarla alla immaginazione della specularità (mirror imaging), che comporta la manipolazione e trasformazione attiva dell’immagine mentalmente visualizzata, includendone la rotazione speculare. La prova proposta richiede di immaginare un orologio analogico con le lancette che segnano le 10 e 10, poi immaginare l’orologio riflesso allo specchio e dire che ora sembra indicare l’orologio riflesso; infine dire che ora sembrerà indicare, sempre allo specchio, dieci minuti dopo.
  • Cubo: si mostra per 30” il disegno di un cubo composto da 9 cubetti per faccia (3x3) con la faccia esterna colorata. Tolta la figura, si chiede al soggetto di visualizzarla e dire: quanti cubetti hanno tre facce colorate (esterne), quanti due, quanti una sola, quanti nessuna.
  • Sottrazione di parti: si mostra una figura che riproduce un orologio digitale con tutti i led accesi, e poi una con quattro led in posizione diversa. Il soggetto, visualizzando le figure, deve dire quali cifre restano visibili spegnendo, cioè sottraendo da quelli accesi, i quattro led visualizzati.
  • Esplorazione mentale di una mappa: deriva da Kosslyne serve a verificare la conservazione nell’immaginazione della metrica spaziale dell’informazione percepita. La versione presentata nel test, semplificata per consentirne l’uso anche con bambini e anziani, mostra la mappa di un’isola con soli quattro elementi collocati a diversa distanza tra loro. La prova prevede che si richieda al soggetto di richiamare la mappa nella memoria di lavoro e valutare comparativamente le distanze fra coppie di elementi in essa localizzati.
  • Percorsi immaginati: il soggetto deve immaginare una pallina che si muove in diverse direzioni, sulla base delle indicazioni di direzione fornite dall’esaminatore. Viene richiesto di seguire mentalmente gli spostamenti della pallina e alla fine dire se questa si trova  sopra o sotto il punto da cui era partita, oppure allo stesso livello di partenza.
  • Rappresentazione mentale di oggetti: vengono presentati 20 nomi di oggetti comuni, chiedendo di visualizzare mentalmente gli oggetti e decidere per ciascuno quale ha una forma più sviluppata in altezza e quale più in larghezza.

A corredo delle prove di mental imagery contenute nel MIT, il test offre una serie di prove che richiedono l’uso di funzioni attentive, di memoria e percezione visuo-spaziale, senza implicare una trasformazione attiva di immagini memorizzate. Tale prove cognitive di confronto possono essere utilizzare per approfondire la valutazione del soggetto e descrivere in maniera più dettagliata il suo funzionamento cognitivo.