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numero 42 - novembre 2016

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Researching Lesser-Explored Issues in Counselling and Psychotherapy

Researching Lesser-Explored Issues in Counselling and Psychotherapy

Researching.jpg Peter Madsen Gubi e Valda Swinton (a cura di)
Researching Lesser-Explored Issues in Counselling and Psychotherapy
Karnac, 2016, Pp. XV+239, £ 29.00

In questo originale testo i due curatori hanno raccolto alcuni contributi che derivano da esperienze e aree di intervento assai diverse tra loro. Peter Madsen è professore di Counselling and Spiritual Accompaniment presso la University di Chester (UK), e si occupa da tempo di strutture di formazione inerenti il counseling e la psicoterapia (essendo peraltro ministro di culto della Dukinfield Moravian Church, a Manchester). Valda Swinton, è senior lecturer inCounseling alla stessa università, e ha una specifica esperienza nel campo del clinical counseling. Ai due curatori si sono affiancati sette colleghi professionisti che hanno dato vita, complessivamente, ai sette capitoli in cui è strutturato il libro, preceduti da una introduzione e chiusi dall’indice tematico.

Va subito detto che questo lavoro pone il lettore in un’ottica speciale, sia perché ogni autore ha trattato una tematica in cui è stato coinvolto molto da vicino – siamo quindi ben lontani da quell’atteggiamento distaccato, “da scienziato” in cui troppo spesso le ricerche di psicologia si confinano, e confinano anche il significato di ciò che vorrebbero esplorare – sia perché gli argomenti stessi sono in buona parte inusuali. Per terzo, la metodologia utilizzata non ha una particolarmente ampia valenza o rilevanza nel campo delle ricerche psicologiche sul campo, ergendosi come un ulteriore aspetto distintivo dell’opera.

Lo scopo del testo è quello di coinvolgere il lettore su argomenti poco dibattuti e poco conosciuti, o comunque pochissimo elaborati dal punto di vista che qui si vuole applicare, che è il punto di vista fenomenologico. Anche se ogni capitolo parte e si conclude nell’ottica della ricerca, si tratta di una ricerca applicata, cioè sul campo, quindi assai vicina all’esperienza reale delle persone che sono state coinvolte come “soggetti” – e non “oggetti” – della ricerca stessa. In tale ottica l’orientamento non poteva che essere di genere qualitativo, con un massiccio utilizzo di interviste semi-strutturate e dell’ottica narrativa, condotte da persone che, pur volendo svolgere attività di ricerca, nondimeno si qualificano come professionisti. Tutto ciò dona al testo un senso di freschezza e indirizza il lettore verso l’analisi di realtà peculiari, operativamente riscontrabili.

Lo stile del libro è lineare e, a differenza dello stile di esposizione tipicamente accademico, vuole trasferire al lettore il senso vero e vitale dell’esperienza svolta, anche in relazione all’esigenza emergente di poter disporre di ricerche basate sulle evidenze che provengono da interventi operativi, al di là di come essi si siano conclusi. Ma, come è noto, una buona ricerca ha il potere di trasformare le pratiche applicative, evitando di rimanere fine a se stessa, e proprio di questo genere appaiono gli studi presentati, studi che – come si è detto – spaziano su argomenti assai diversi.

Il primo tema affrontato è la rappresentazione di sé, del proprio schema corporeo e della funzione sessuale in un gruppo di donne che hanno ricevuto la diagnosi di tumore al seno. E ancora un gruppo di donne costituisce il terreno di esplorazione della seconda ricerca (il secondo capitolo del libro), questa volta trattandosi di sei persone che hanno involontariamente dilazionato il momento di avere un figlio fino al punto di non essere più in grado di averne. Il senso di perdita e il desiderio di voler, in qualche modo, riscrivere il futuro accompagna la maggior parte di queste donne in là con gli anni. È, invece, un gruppo di counselor a costituire il campo della ricerca esposta nel capitolo terzo, un gruppo di persone che sono cresciute come figli unici e in cui è analizzata l’idea di identità e il sentimento relazionale. Ancora, puntando l’attenzione sui counselor, questa volta nel corso del periodo di training, è studiata la loro reazione al sentimento di essere respinti dai loro genitori nel corso dell’età evolutiva, illuminando i sentimenti irrisolti che emergono nel corso dello sviluppo sia personale che professionale. In questo capitolo si può vedere molto bene fino a che punto le vicende personali – attuali o antiche, com’è in questo caso – possano vivere e rivivere nel corso della formazione professionale. Il capitolo quinto ha come oggetto di ricerca un gruppo di insegnanti nei quali è visualizzato il concetto di lavoro emotivo, in chiaro collegamento con il ruolo esercitato e con il rischio di essere esauriti emotivamente proprio dal distress professionale tipico della professione di docente. Sul versante più propriamente clinico si muove il penultimo capitolo, analizzando il vissuto di giovani counselor in formazione nel momento in cui ritengono di doversi occupare di clienti verso i quali si sentono inadeguati. Infine, nell’ultimo capitolo è discussa un’esperienza di counseling avvenuta nel Galles in cui è affrontato il problema delle persone che hanno difficoltà nell’esprimere se stesse nella relazione di aiuto, e che possono quindi essere meglio aiutate per mezzo di approcci simbolici e creativi.

È importante notare fino a che punto in altre nazioni, come la Gran Bretagna nel nostro caso, si sia diffuso il School-Based Counseling – SBC, un servizio ampiamente supportato dalle politiche centrali per mezzo del quale sono offerte diverse opportunità di consiglio e di sostegno, compresa la psicoterapia individuale. In relazione all’argomento trattato e alle metodologie professionali, si segnalano anche i seguenti due testi: Effective Short-Term Counselling within the Primary Care Setting: Psychodynamic and Cognitive-Behavioural Therapy Approaches, di Valerie Garrett (Karnac, 2010), e The Art of Counselling and Psychotherapy, scritto da Rainer Matthias Holm-Hadulla (Karnac, 2004).

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