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numero 40 - settembre 2016

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The psychiatric interview in clinical practice. Third edition

The psychiatric interview in clinical practice. Third edition

Recensione.jpg Roger A. MacKinnon, Robert Michels, Peter J. Buckley
The psychiatric interview in clinical practice. Third edition
The American Psychiatric Publishing, 2016, Pp. XIII + 707
$ 79.00 (Hardback)

Circa dieci anni fa ho avuto modo di segnalare la seconda edizione di questo importante lavoro a firma di tre eminenti psichiatri, MacKinnon, Michels e Buckley – vedi il n. 4-2006 pp. 830-831, della rivista Psicoterapia e Scienze Umane – ed è un vero piacere presentare, oggi, la terza edizione. Dal lontano 1971, anno in cui è stata pubblicata la prima edizione, sono trascorsi ben quarantacinque anni, mentre tra la seconda e la terza edizione appena pubblicata all’inizio di quest’anno si è inserita, tra altre, la novità del DSM-5 (pubblicato da The American Psychiatric Publishing nel 2013).
A confronto con altri testi che trattano dell’intervista psichiatrica, ma anche delle diverse tipologie di prima intervista clinica – la Intake Interview – questo libro si differenzia per la cura e per l’attenzione che è posta sulla dinamica tra intervistatore e paziente, e sull’intera sfera della relazione e della comprensione empatica. Dunque qualcosa di molto distante dai format altamente strutturati di intervista, ma anche da tutte quelle forme di colloquio clinico in cui sono proposte cornici altamente regolamentate, fino ad arrivare (com’è stato proposto da parte di alcuni clinici) a impostare il dialogo sulla rigida base del tempo da dedicare alle diverse fasi del colloquio: tre minuti per l’apertura, cinque minuti per la rilevazione dei principali sintomi, e così via…
Lo sviluppo recente di moduli a supporto delle interviste strutturate, di scale standardizzate o ancorate, e di procedure diagnostiche guidate, non facilita la gestione dell’intervista psichiatrica da parte del clinico, offrendo, al contrario, l’illusione di certezza diagnostica e la tendenza alla descrizione di sintomatologie piuttosto che alla comprensione della vita e dello stato mentale del paziente. Il lavoro di MacKinnon, Michels e Buckley punta invece alla comprensione globale della persona dell’intervistato, evitando di appiattirsi sui canoni della nuova versione del DSM, ed integrando in uno schema complessivo una quantità di riferimenti, alcuni dei quali emersi o sviluppatesi nel corso degli ultimi anni – sembra però trascurato il riferimento al PDM Psychodynamic Diagnostic Manual, a cura della PDM Task Force, pubblicato da Alliance of Psychoanalytic Organizations nel 2006, e tradotto dall’editore Raffaello Cortina nel 2008 –.
Il volume (come nella precedente versione) è strutturato in quattro grandi parti, ed ogni sezione contiene un certo numero di capitoli specifici e finalizzati a presentare o discutere argomenti delimitati: tale strutturazione ne rende semplice la consultazione e anche l’integrazione di diversi aspetti in un unico quadro complessivo. La prima parte è molto interessante e si centra sulla dinamica dell’intervista: infatti, gli autori aprono il testo riflettendo sui principi generali del colloquio e sulle dimensioni che sono alla base dell’ottica psicodinamica, non trascurando di offrire una visione nitida del loro punto di vista sulla tecnica.
La seconda sezione dell’opera copre un numero di pagine importante e si pone come la vera e propria parte centrale del testo. L’obiettivo è di illustrare le maggiori sindromi cliniche, dalle situazioni ossessive e compulsive fino al paziente depresso, narcisistico e borderline: sono così discusse quattordici situazioni cliniche. Segue la terza parte, che presenta alcune situazioni cliniche speciali quali quelle relative al colloquio con il paziente ospedalizzato e con il paziente in emergenza, ma uno spazio è dato anche al colloquio con soggetti che provengono da retroterra sociali e culturali particolari. L’ultima sezione del testo è dedicata all’illustrazione di alcuni fattori condizionanti di genere operativo, come il prendere appunti durante lo svolgimento del colloquio. Di interesse il capitolo che tratta delle odierne modalità di presa di contatto con il paziente potenziale, non soltanto per mezzo della posta elettronica, ma anche attraverso l’uso di altri supporti digitali.
In chiusura, una mezza pagina di Afterwords precede la Bibliografia (distinta per capitoli) e l’Indice analitico che rappresenta un’importante supporto alla consultazione dell’opera in quanto è fortemente differenziato per temi e sotto-temi, coprendo circa sessanta pagine del testo.
Uno dei grandi cambiamenti intercorsi tra la seconda e la terza edizione di questo importante testo di studio e di consultazione è da vedere nella nuova dimensione che sta assumendo la relazione terapeutica: meno asimmetrica, meno basata sull’autorità del professionista, e sempre più importante in ogni relazione di cura e di consiglio psicologico. Pazienti e clienti meglio informati giungono al professionista con il bisogno e il desiderio di essere degli attori partecipativi al processo di cura mentre, come sottolineano gli autori nelle pagine di Prefazione, le diversità psicologiche, sessuali e di genere si vanno facendo sempre più estese e sempre più presenti nelle sale di consultazione.
Tra le righe del testo si continua a notare (come già nell’edizione precedente) la pervasiva e sottile critica all’impostazione tipica dei DSM, e ciò non potrebbe essere altrimenti, considerato l’orientamento teorico-clinico degli autori. In tale direzione è bene notare che questo non è soltanto un libro sul colloquio psichiatrico – utilizzabile comunque da ogni psicologo clinico non medico – ma è anche un testo di diagnosi del funzionamento cognitivo, emotivo, interpersonale, dell’affettività, delle difese psichiche e delle capacità di coping.
Al testo, scritto dai tre autori, hanno anche contribuito, per cinque capitoli, John W. Barnhill, Brad Foote, e Alessandra Scalmati. Gli aggettivi che sono stati utilizzati da chi ha commentato o presentato questo volume negli USA sono del tipo “eccellente”, “straordinario”, e non si tratta di iperboli. Possiamo soltanto sperare che questa terza edizione trovi un editore coraggioso nel nostro Paese per un’accurata e rapida traduzione!