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numero 42 - novembre 2016

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Le scale di validità nel Personality Assessment Inventory (PAI) e nel MMPI-2

Le scale di validità nel Personality Assessment Inventory (PAI) e nel MMPI-2

Determinare la validità delle informazioni raccolte è fondamentale in un assessment psicologico. I test self report vengono spesso utilizzati negli assessment clinici per individuare la presenza di caratteristiche psicopatologiche; questo anche perché sono caratterizzati dalla presenza di scale di controllo che mettono in evidenza eventuali distorsioni. La distorsione può essere associata con i tentativi di inganno inclusa la distorsione negativa (enfatizzare il disagio per simulare patologia) o la distorsione positiva (negare il disagio per apparire più sani possibile).

La validità dei risultati può essere compromessa anche da comportamenti di risposta associati a disattenzione, confusione di pensiero o indifferenza verso la valutazione da parte della persona valutata. Data quindi la necessità di disporre di strumenti affidabili che consentano di individuare più rapidamente possibile le caratteristiche di risposta della persona, particolare attenzione viene dedicata alle scale di validità.

Un recente articolo, Validity Rates of the Personality Assessment Inventory and the Minnesota Multiphasic Personality Inventory–2 in a VA Medical Center Setting (Braxton, Calhoun, Williams, Boggs, 2015), si focalizza sull’analisi delle scale di validità di due dei più noti test per l’assessment di personalità: il Personality Assessment Inventory (PAI) e il Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2 (MMPI-2). I gruppi di scale dei due test vengono messi a confronto su un campione di pazienti veterani in un setting clinico con l’obiettivo di confrontare e comprendere le differenze fra i due test nell’individuare protocolli validi e non validi.

Già in precedenza LePage e Mogge (2001) hanno preso in esame alcuni studi che mettono a confronto la percentuale di profili non validi individuati dal MMPI-2 e dal PAI, in contesti psichiatrici e sulla popolazione generale. Dalla ricerca è emerso che il PAI produce meno profili non validi se comparato con il MMPI-2. Questo probabilmente per diversi motivi: richiede un livello di capacità di lettura più basso, è più breve e le scale non sono sovrapposte. Il livello di lettura più basso indica che gli item del PAI sono formulati in modo più semplice e quindi sono più comprensibili; la maggiore brevità rende il test meno faticoso da compilare e richiede un livello di attenzione ed un carico cognitivo meno prolungato. LePage e Mogge, suggeriscono che la sovrapposizione di alcuni item delle scale cliniche del MMPI-2 con le scale di controllo, possa probabilmente favorire l’incremento di profili non validi nelle popolazioni di pazienti con caratteristiche psicopatologiche. Ad esempio, nel MMPI-2, la Scala F condivide 15 item con la Scala Sc, 9 item con la Pa e 4 item con la scala Pd. (Greene, 2000). Tuttavia, LePage e More, mettono in evidenza anche che gli studi considerati prendono in considerazione la percentuale di profili validi e non validi ma non si focalizzano sull’accuratezza dei due strumenti nel discriminare i protocolli validi da quelli non validi.

Lo studio di Braxton e collaboratori è stato condotto all’interno di un centro medico su un gruppo di veterani oggetto di screening psicologici di routine. Sono stati esclusi dalla ricerca quei casi a cui era stato diagnosticato un Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD). Ai partecipanti alla ricerca sono stati somministrati sia il MMPI-2 che il PAI a distanza di un massimo di cinque giorni l’uno dall’altro. L’ipotesi era che il PAI e il MMPI-2 non avrebbero presentato differenze marcate in termini di inconsistenza delle risposte o distorsione positiva mentre si sarebbero rilevate differenze associate alla distorsione negativa. Inoltre, è stato ipotizzato che i pazienti ricoverati avrebbero prodotto un maggior numero di profili di validità discutibile rispetto ai pazienti non ricoverati, per via degli incrementi nella disorganizzazione e delle condizioni di grave psicopatologia che incorrevano nel caso dei pazienti ricoverati.

Prima di procedere a discutere i risultati dello studio, è tuttavia opportuno fare il punto sulle scale di validità presenti nei due test in oggetto.

 

Le scale di validità del MMPI-2

Il MMPI-2 misura la validità di profilo sulla base di quattro diverse variabili, che esitano in un totale di sei scale.

  • Inconsistenza delle risposte: sono due le scale che mirano a individuare risposte inconsistenti, la Variable Response Inconsistency (VRIN) caratterizzata da 67 coppie di item con contenuto simile o opposto e la True Response Inconsistency (TRIN) sensibile a individuare stili di risposta acquiescenti o non acquiescenti.
  • Distorsione positiva: le scale finalizzate a individuare la distorsione positiva sono la Scala Lie (L)che individua lo sforzo intenzionale di sottostimare il disagio e la Correction (K) che individua la capacità di coping, la tenuta delle difese e la resistenza ad ammettere problemi psicologici.
  • Distorsione negativa: le scale finalizzate a mettere in evidenza la distorsione negativa sono la Scala Infrequency (F) e la Scala Infrequency-back  (Fb), basate su sintomi infrequenti (la F nella prima parte del test e la Fb nella seconda) sono utilizzate per individuare l’esagerazione. La Scala F, tuttavia, pur essendo pensata per mettere in luce l’esagerazione di sintomi psichiatrici, è sensibile alle condizioni di distress che sta vivendo la persona.

 

Le scale di validità del PAI

Il PAI esamina il profilo di validità sulla base di tre grandi variabili, che si traducono in quattro diverse scale, e tre indici compositi.

  • Inconsistenza delle risposte: le scale focalizzate su questo aspetto sono due, la Scala Inconsistency (INC) composta da dieci coppie di item a contenuto simile e la Scala Infrequency (INF) che consiste in item dal contenuto bizzarro che vengono scelti molto raramente sia  da soggetti clinici che non clinici; pertanto si tratta di item di contenuto non correlato alla psicopatologia.
  • Distorsione positiva: il PAI presenta una Scala di Positive Impression (PIM) e due indici compositi che sono il Defensive Index (DEF) e il Cashel Index (CDF). La PIM consente di mettere a fuoco la negazione di difetti,  il DEF favorisce la distinzione tra simulatori di psicopatologia e soggetti clinici mentre il CDF è finalizzato a individuare i profili onesti da quelli difesi.
  • Distorsione negativa: le scale finalizzate a individuare l’esagerazione del disagio sono la Scala Negative Impression (NIM) che individua un eccesso di distorsione sfavorevole e un indice complesso che è il Malingering Index (MAL) che consiste in una configurazione di otto scale designate per individuare l’ostentazione psicopatologia attraverso item ovvi.

 

Lo studio di Braxton et al. si basa sulla comparazione della validità dei protocolli validi e non validi ottenuti con il PAI e il MMPI-2 somministrati in un centro clinico americano ad una popolazione di veterani (N = 472). Di questi, 219 erano pazienti ricoverati mentre 253 pazienti ambulatoriali. La maggioranza dei veterani, è stata valutata in ambulatorio di salute mentale mentre gli altri all’interno del reparto di psichiatria. Sono stati esclusi dalla ricerca tutti quei casi con diagnosi primaria di disturbo post traumatico da stress. La diagnosi primaria è stata quella di ansia (36%), disturbi psicotici (9%), disturbi affettivi (23%), disturbi da uso di sostanze (8%), disturbi della personalità (6%), e altre diagnosi (ad esempio, disturbi somatoformi, disturbi di regolazione; 5%). Un totale di 7% non ha avuto diagnosi psichiatrica. A questa popolazione sono stati somministrati entrambi i test come parte di un programma di screening psicologico di routine. I due test sono stati somministrati a una distanza massima di cinque giorni l’uno dall’altro. Tuttavia, non c’è stato un ordine di somministrazione uguale per tutti.

I risultati, hanno messo in evidenza che il PAI, in linea con la letteratura già disponibile, tende a produrre meno profili non validi rispetto al MMPI-2 e questo vale sia per i pazienti ricoverati che per quelli non ricoverati. Questa tendenza, inoltre, si manifesta sia quando sul PAI vengono applicati gli indici primari che quando vengono applicati gli indici supplementari. Sia il MMPI-2 che il PAI hanno una capacità discriminativa molto simile nell’individuare risposte date a caso. La differenza principale tra i due test è relativa alle scale di distorsione negativa in cui il MMPI-2 tende a produrre un maggior numero di profili non validi. Questo aspetto è probabilmente riconducibile alla questione della sovrapposizione di item clinici sulla Scala F dell’MMPI-2 individuata da LePage e Mogge (2001).

Lo studio fa riflettere su quanto sia importante conoscere le proprietà di un test per comprenderne al meglio punti di forza ma anche quei limiti che possono generare distorsioni. Tutti i test, nessuno escluso, hanno dei limiti. La cosa importante è conoscerli per poterli gestire.

 

Bibliografia

Braxton, L. E., Calhoun, P. S., Williams, J. E., & Boggs, C. D. (2015). Validity Rates of the Personality Assessment Inventory and the Minnesota Multiphasic Personality Inventory–2 in a VA Medical Center Setting. Journal of Personality Assessment, 88(1), 5-15.