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numero 8 - maggio 2013

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I lavoratori over 50 posso essere una risorsa?

I lavoratori over 50 posso essere una risorsa?

Questa nostra epoca vede allungarsi in modo notevole non solo l’aspettativa di vita, ma l’età in cui le persone possono mantenersi in buona salute. Questo fenomeno è stato definito dalla Stanford University come “longevity”.

Stiamo assistendo ad un progressivo spostamento dell’età pensionabile.

I giovani hanno sempre più difficoltà ad accedere al mondo del lavoro e il loro futuro appare incerto.

La grande richiesta di lavoro fa sì che le aziende possono utilizzare tutto ciò come forte arma di pressione sui dipendenti, che si sentono sempre più sotto pressione. Ciò li spinge ad essere gelosi delle loro conoscenze e non molto disponibili alla collaborazione, e alla fine vedono i colleghi anziani come un blocco alla loro possibilità di carriera.

Negli Stati Uniti si assiste ad un’inversione di tendenza, rispetto agli anni ’80-90, dove si tendeva ad assumere manager giovani ed a mandar via gli over cinquanta. Oggi, non solo negli USA, si è creata una fascia sociale, definita dei “babyboomer”, che non accetta di mettersi a sedere su di una panchina, ma che cerca di inventarsi nuove attività o di rientrare nel mondo del lavoro. Anche il peggioramento delle condizioni economiche costringe moltissimi pensionati a cercarsi altre forme di guadagno per mantenere una vita dignitosa.

Ma tutto ciò ha anche un aspetto psicologico molto positivo perché, come sosteneva Cesare Musatti, l’unico sistema per non invecchiare è “quello di fare progetti”, di tornare ad investire anche emotivamente su se stessi.

E allora ecco che le persone non più giovani tornano al lavoro. È un profondo cambiamento sociale perché, se saremo in grado di sfruttarne le potenzialità creative, la professionalità e le esperienze acquisite, queste porteranno a grandi cambiamenti organizzativi. Potremmo chiamare questo periodo della nostra vita come quello della “seconda adolescenza” e non della terza età. Quella ormai è da considerarsi over 80 anni.

Potremmo ipotizzare un cambiamento dell’organizzazione aziendale che tenga conto di questi fattori che, combinati in modo giusto, porterebbero a sensibili moglioramenti:

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La funzione dei babyboomer diverrebbe allora quella di trasmettere ai giovani le proprie conoscenze ed esperienze attraverso la formazione, la consulenza, l’addestramento. Ma questo non basta. Occorre anche una formazione permanete per i più anziani, per l’uso delle nuove tecnologie. Non è facile, sul lavoro, cambiare in continuazione le procedure di lavoro, usare i nuovi network, ecc. Ha scritto Alvin Toffler: “Nel futuro definiremo analfabeti coloro che non sono capaci di re-imparare del tutto la loro vita”. Bene quel futuro è già qui.

Tutto ciò ridurrebbe drasticamente i contrasti ed conflitti interni, migliorando invece la comunicazione. Per far ciò occorrerà che i nostri governanti introducano nuovi strumenti di incentivazione e defiscalizzazione.

Soprattutto occorrerà che chi ha responsabilità di gestione delle aziende integri quanto abbiamo detto in una nuova vision e cultura dell’azienda. Chi riuscirà ad attuarla ne acquisterà molto in autorevolezza e diverrà un vero aggregatore di risorse.